sabato 30 dicembre 2006

Come parlare di Saddam Hussein e rovinarsi la carriera

Buon anno a tutti voi!

venerdì 29 dicembre 2006

Intervallo pubblicitario

Un debito contratto con un usuraio va estinto il prima possibile... Come dimostra questo imperdibile corto tratto dalla serie TV "I Griffin". Solo per stomaci forti...

giovedì 28 dicembre 2006

Da grande voglio morire al telegiornale.

Ormai è certo. Il telegiornale ti allunga la vita. Essì, perchè dopo i recenti episodi che hanno visto protagonisti Piergiorgio Welby e Saddam Hussein, io ho deciso: da grande voglio morire in tv. Perchè, secondo recenti studi nel settore, un telegiornale assicura un'aspettativa di vita più lunga di almeno 5 mesi... Vuoi mettere in 5 mesi quante cose si possono fare? Tanto oggi morire in tv va di moda, e così tra 50 anni posso dire di essere stato il primo ad aver espresso questo desiderio!
E se mi do da fare, potrei anche organizzare un reality show con tanto di eliminazione. La mia, è ovvio. Tanto alla gente che je frega della sofferenza di un malato terminale, l'importante è fare audience!
Infatti una diffusa credenza popolare vuole che la parola eutanasia siginifichi "morte non dolorosa provocata o accellerata con mezzi che interrompono l'agonia degli ammalati incurabili". Ma no! Il termine eutanasia vuol dire tv-verità! Maria De Filippi! Audience! Pubblicità e ascolti!
E di Saddam che ne pensate? Lo facciamo morire subito? Ma no! Ma se ancora devono andare in onda le puntante in cui si scoprirà che il colpevole dell'uccisone di tutti quegli sciiti è il maggiordomo di Bin Laden che, per l'occasione, si è nascosto tra le desolate steppe di Ariccia (in provincia di Roma)... Come dite? Riusciamo a liberare ostaggi italiani rapiti su altri pianeti dagli extraterrestri e Bin Laden ancora non si sa che fine abbia fatto?
Quasi dimenticavo... Tempo fa un giornale francese affermava che il leader di Al Qaeda fosse morto, di colera. A saperlo prima avremmo mandato in onda anche la sua di morte, almeno il poveretto avrebbe avuto qualche mese in più di vita.

martedì 26 dicembre 2006

Non voglio fare il Babbo Natale!


E’ arrivato il Natale: la festa in cui ci ricordiamo della nascita di Christian De Sica… Ops: scusate. Mi sono confuso. E’ arrivato Il Natale: la festa in cui ci ricordiamo della nascita di Massimo Boldi… Ops: di nuovo... E’ arrivato il Natale: la festa in cui ci ricordiamo della nascita di Gesù. Che nasce in questi giorni per presentare alla stampa “Nativity”. Dopotutto ricordiamo tutti come andò quella storia, no? Gesù stava per nascere dentro un’Ikea. Ma poi Giuseppe e Maria dovettero andare in una grotta perché dentro l’Ikea non vogliono i presepi.




E’ un pò un Natale di divieti quello di quest’anno: dopo il divieto dei presepi nei supermercati, anche il divieto di cantare canzoni di Natale e il divieto di truccare la tombola senza aspettare Vittorio Emanuele. Lo ha detto anche Fioroni in un solenne discorso: “Il Natale non si fa con i divieti!”. Ma nonostante i suoi appelli la mamma continua a vietargli il torrone. In una scuola di Bolzano sono stati vietati i canti di Natale perché, secondo gli insegnanti, offenderebbero i bambini musulmani. Giorni fa, al corteo della Lega, Bossi, per fermare l’immigrazione, ha chiesto a Cristina D’Avena di cantare alle frontiere.

Le canzoni di Natale offenderebbero i bambini musulmani! D'altronde, tutti sappiamo il perché del caos in Medio Oriente. L’Antoniano di Bologna non vuole restituire i territori al popolo palestinese. E Hamas, inoltre, ha detto che non finiranno gli attacchi sino a che il Coro dell’Antoniano non la pianterà di cantare “Le tagliatelle di Nonna Betsabea”.

Niente presepi nei supermercati. In alcuni c’è solo quello itinerante con i testimonial. Nel settore falegnameria c’è come testimonial San Giuseppe. Nel settore infanzia c’è come testimonial la Madonna. Gesù invece è alle casse perché ha smarrito i genitori. In America hanno addirittura vietato i cartelloni del film Nativity, perché le immagini che raffigurano soggetti sacri “disturbano la gente dallo shopping”: -Amore, facciamo un salto anche in Chiesa?- Oh, no: ci sono stato una volta. Vendono solo panche. (Dicono che Nativity non sia un granchè come film. Lo hanno proiettato in Vaticano, alcuni cardinali si sono alzati a metà, usando la scusa: “Che ore sono? Caspita! Ho l’aereo che mi parte per il pellegrinaggio a La Mecca!”).

Natale è la festa in cui gli adulti tornano bambini. E la cosa ormai è diventata facile visto che i bambini, oramai, pensano sempre piu’ come gli adulti.
Secondo un sondaggio, infatti, le cose più desiderate dai bambini sarebbero celebrità, bellezza e ricchezza. Ma ci sono anche i bimbi idealisti: sognano sempre di ottenere celebrità, bellezza e ricchezza ma senza dover sposare Brooke Logan. Una volta i bambini desideravano la pace nel mondo, non di diventare celebri! Ormai siamo arrivati al punto che, se intervistano Miss Italia e le chiedono cosa desidera, lei risponde la pace nel mondo. Se intervistano una bambina e le fanno la stessa domanda, lei risponde "diventare Miss Italia".

Io vorrei sapere a cosa giocano questi bambini per avere desideri del genere! Mio nipote, per Natale, mi ha chiesto il Billionaire della Giochi Preziosi! Avendo come desideri la celebrità e la ricchezza, Babbo Natale quest’anno ha portato ai bambini la tessera di Forza Italia. Dopotutto chi se non Berlusconi può essere un modello per i bambini: è celebre, è ricco, e qualsiasi cosa succeda, dice sempre: “Non è colpa mia!” Boom di Forza Italia tra i giovanissimi: Dell’Utri ha chiamato un sacco di bambini nei suoi circoli culturali. E ne è entusiasta: i bambini gli stanno insegnando un sacco di cose.

Giorni fa la convention di Forza Italia in un asilo. La Gardini si è messa ad urlare perché c’era un maschio nel bagno delle femmine. Stavano cambiando il pannolino a Bondi. Per i bambini che invece desiderano essere prima di tutto belli, Babbo Natale porterà la tessera dell’Udc. Mi dispiace per Casini: quest’anno riceverà un doppione. Sempre secondo il sondaggio citato tra i bambini Dio è al decimo posto tra le cose importanti. Dopo la celebrità, la bellezza, la ricchezza. Dobbiamo preoccuparci di questo? Noooo! Dopotutto è Dio, mica Lele Mora! Auguri Italia!

lunedì 25 dicembre 2006

Non comprate le TV LCD!

Tornato a casa per le vacanze di fine anno ho scoperto, con grandissima sorpresa, che i miei genitori avevano acquistato un TV LCD 32" della Samsung (quello che vedete in foto). Ma la sorpresa più grande è stata scoprire che un televisore così costoso (circa 2000 euro) abbia prestazioni così scadenti. Il motivo di tale delusione consiste nella visione delle immagini: la loro risoluzione, infatti, è assolutamente troppo bassa in rapporto alla grandezza della schermo. Il risultato? Immagini sgranate e sfocate, contorni seghettati e colori saturati. E stiamo parlando di un LCD che rientra in una fascia di prezzo medio-alta, figuriamoci che risultati possono dare le "offerte" nei grandi centri di elettronica.


Attualmente, infatti, non esiste alcuno standard LCD che imiti la fluidità delle immagini prodotte da un tv a tubo catodico. Neanche il migliore dei plasma (per carità costosissimi...) riesce a dare performance decenti. Ma vediamo insieme il funzionamento di questa tecnologia.

Uno schermo a cristalli liquidi, o LCD (Liquid Crystal Display), è uno schermo sottile e leggero, composto da un liquido intrappolato in numerose celle. Ogni cella è provvista di contatti elettrici in modo da poter applicare un campo elettrico al liquido che contiene. Le celle stesse sono contenute all'interno di due schermi polarizzatori lungo assi perpendicolari tra loro. I cristalli liquidi torcono di 90° la polarizzazione della luce che arriva da uno dei polarizzatori, permettendole di passare attraverso l'altro.
Prima che il campo elettrico sia applicato, la luce può passare attraverso l'intera struttura, e, a parte una piccola parte di luce assorbita dai polarizzatori, l'apparecchio risulta trasparente. Quando il campo elettrico viene attivato le molecole del liquido si allineano parallelamente al campo elettrico, limitando la rotazione della luce entrante. Se i cristalli sono completamente allineati col campo, la luce che vi passa attraverso è polarizzata perpendicolarmente al secondo polarizzatore, e quindi è bloccata del tutto. Il pixel, quindi, apparirà non illuminato. Controllando la torsione dei cristalli liquidi in ogni pixel, si può controllare quanta luce far passare, corrispondentemente illuminando il pixel.
La grandezza dello schermo si misura in diagonale utilizzando il pollice come unità di misura, i più grandi, adatti alla visione della TV ad alta definizione, arrivano a 65 pollici con una risoluzione di 1920 X 1080 pixel che, come vi dicevo prima, in relazione alla grandezza dello schermo è proporzionalmente troppo troppo bassa per avere immagini decenti.
Quello che vi consiglio, quindi, è di NON comprare un tv LCD ed attendere che la tecnologia si evolva ancora perché, a mio parere, rimarreste molto delusi dal prodotto che avrete acquistato e per tutti i soldi che avrete speso.

venerdì 22 dicembre 2006

La nostra web radio personale

Circa un anno fa mi sono accorto che il momento era propizio e non c’era motivo di temporeggiare ulteriormente. Così mi sono armato di buona volontà e mi sono informato sulle modalità di creazione di una web radio. Avrei tanto sognato possedere un’emittente reale, ma, come tutti voi saprete, l’etere è ormai interamente occupato e, attualmente, una frequenza – e solo la frequenza – arriva a costare anche intorno ai 10 milioni di euro.
Ma non ero solo in questo progetto. Al mio fianco c’è sempre stato un carissimo amico e maestro di grandi insegnamenti: Marco Lolli. Qualcuno di voi avrà già sentito questo nome nel programma di Fiorello e Baldini, Viva Radio Due, in onda sulle frequenze di Radio Rai. Marco infatti è colui che contribuisce in maniera fondamentale al programma, perché né è il regista.
Da solo, senza il suo aiuto, avrei sicuramente commesso molti errori tecnici e di messa in onda. Invece abbiamo preferito unire le forze, e i risultati si sono visti. Così, dopo tante e tante difficoltà è nata LolliRadio (
www.lolliradio.net) che, come avrete notato, è stata intestata al cognome di Marco e ora capirete il perché.
Le web radio sono di due principali tipologie: profit o no profit. Le prime possono ospitare sul proprio portale e durante la messa in onda delle pubblicità, le seconde invece devono unicamente rispecchiare degli interessi personali senza alcun tipo di inserzione che faccia ottenere dei guadagni. Ci sono ovviamente delle differenze a livello di costi di mantenimento ma, entrare nei particolari sarebbe troppo dispersivo.

Ma vediamo come il mio amico Marco Lolli descrive nei particolari questa esperienza.

"Le difficoltà più grandi nel gestire una webradio sono molte, ma questo vale se si vuole intendere la webradio non come un giocattolo per stupire gli amici ma come un vero e proprio media. Abituati ad ogni difficoltà nell’ambito di una stazione radio “vera” (cioè che trasmette in FM con la sua concessione, i suoi ponti radio e i suoi impianti di alta e bassa frequenza), pareva che la libertà del web fosse tale anche nella gestione tecnica e strutturazione. Non è esattamente così.
Anzitutto in un Paese dove si parla tanto di banda larga ma basta un attacco virus ai server Dns per far inginocchiare la quasi totalità di Internet, la difficoltà più grande è cercare di arrivare con una connessione il più stabile e pulita possibile, generando streaming di vario formato per “arrivare” a tutti i pc, con tutti i sistemi operativi (ecco perché la nostra scelta di 4 streaming diversi in tutti i formati più gettonati e qualitativamente migliori, tra cui lo standard Windows Media Player, l'innovativo e superpotente ACC Plus e le connessioni per Macintosh).


Una stazione radio trasmette da un luogo fisico con le sue apparecchiature, quindi il primo grave passo da fare è collegare la propria web radio al resto di Internet, in modo che tutti nel Mondo possano ricevarla. Si tratta quindi di inviare un segnale in uscita verso l'esterno ad un cosiddetto Fornitore di Connettività, il tutto avendo a propria disposizione una connessione Adsl di buona qualità con banda garantita (cioè che è sempre la stessa e non varia mai), nonché affidarsi ad un Fornitore di Streaming di buona capacità ed affidabilità. Attualmente trasportiamo 4 streaming per un totale di quasi 300 kbps di dati inviati verso tutto il web in upload, utilizzando quindi in questo caso un provider (ecco il Fornitore di Connettività) che fornisce una banda di 1 mega in upload (whosale di Telecom) in modalità “affasciata”, cioè 2 Adsl legate insieme per raddoppiare la banda disponibile, ma anche comode per una qualsiasi caduta di una delle due (l’altra infatti continua a funzionare).




Diciamo che i costi sono alti per un servizio che alla resa dei conti si sta rivelando alquanto inaffidabile, e non garantisce la sicurezza di connettività necessaria. Il passo successivo quindi è rappresentato dalla banda simmetrica, che rispetto a una comune Adsl ha il vantaggio di risultare un cavo fisicamente collegato da casa propria direttamente al provider, senza altri salti o interruzione, che corre però su una fibra ottica propria di proprietà del provider stesso, senza passare per le linee Telecom. Tale soluzione, costosa almeno il doppio della Adsl professionale “affasciata”, si sta rivelando finalmente un buon investimento ed ha una buona affidabilità. Sul Fornitore di Streaming, inveece, i tentativi sono stati molti, e la migliore soluzione si è rivelata quella di un fornitore inglese con server in Europa; molto buono il servizio e l’assistenza tecnica offerta in caso di improvvisi cali di banda larga; comoda la possibilità di generare statistiche o telecontrollare le configurazioni degli streaming da MSN Messenger.




C’è poi tutta la questione “bassa frequenza” : noi di LolliRadio trasmettiamo un formato musicale molto particolare, un palinsesto fatto di mixaggi di canzoni e programmazioni precise al microsecondo, un format veloce e ritmicamente “ineccepibile”, oltre che un'ottima selezione musicale; nei primi tempi purtroppo nessun sistema di regia automatica in commercio risultava adeguato, soprattutto in rapporto al prezzo. Si è dunque scelto di adottare un sistema italiano, altamente configurabile : un “All in one” che oltre ad effettuare un’eccellente messa in onda e generare una playlist sempre accuratissima, gestisce anche le pubblicazioni sul sito (titolo del brano, foto dell’artista, messaggistica SMS) così come la generazione degli streaming (in tutti i formati possibili) e – ciliegina sulla torta – il download automatico da server ftp di alcuni programmi, come ad esempio i notiziari.

I costi principali :
900 euro per ogni licenza il sistema di automazione, comprensivo di modem gsm per la messaggistica ;
4900 euro l’anno la banda simmetrica (2000 kbps sia in download che in upload, banda garantita 1000 kbps) ;
150 euro al mese per la gestione di 4 streaming (32 kbps mp3, 64 kbps AAC+, 128 kbps mp3, 64 kbps windows media), ciascuno con 100 utenti contemporanei".








Marco ha dimostrato, come me, grande precisione e grande passione in questa improbabile scommessa col futuro. Io aggiungerei, oltre ai costi, i vantaggi. All'inizio vi sembreranno futili. Ma rileggeteli un po' di volte... Potreste prenderci la mano...





I vantaggi:





- Enorme visibilità personale nel mondo dei vostri stessi addetti ai lavori (ad esempio nel campo del giornalismo o della comunicazione radiofonica): noi siamo due tecninci, due dj, forse due giornalisti, due appassionati della radio. Cerchiamo di dimostrare che ce la possiamo fare e in fondo, tra dieci anni, possiamo dire di essere stati i primi a sperimentare e ad investire su questa nuova tecnologia.





- Propagazione totale del proprio gusto personale (in questo caso musicale) a tutto il Mondo di Internet.


Voi che dite? Ne è valsa la pena?
Io dico proprio di si.

giovedì 21 dicembre 2006

Intervallo pubblicitario

Quando essere obesi è un bel problema... Un corto dalla serie Tv dei Griffin...Una satira sconvolgente, demenziale, irriverente e assolutamente imperdibile... Riassunto della puntata: Peter Griffin va dal medico e "scopre" di essere in sovrappeso, ma non accetta la diagnosi e decide di fondare un movimento a difesa degli obesi...


martedì 19 dicembre 2006

Scarica tre film: 50.000 euro di bolletta.

Una bolletta astronomica da 50 mila euro per aver utilizzato "un po' troppo" la connessione ad Internet attraverso il proprio cellulare. E' quanto successo ad un 30enne della provincia di Bergamo per non aver letto attentamente il contratto dell'offerta "Connect 600" di Vodafone. Il protagonista di questa insolita ma al tempo stesso sconvolgente vicenda ha dichiarato di aver lasciato acceso per giorni il proprio pc, scaricando dati da internet ed ignorando che la sua connessione avesse dei limiti di consumo rispetto ad una normale Adsl flat (che permette invece uno scambio di dati illimitato).

Colgo allora l'occasione per parlarvi di un'inchiesta che ho svolto recentemente per Ecoradio 88,3 Fm riguardante proprio le truffe derivanti dall'utilizzo scorretto delle ormai diffuse Connect Card offerte da tutte le compagnie di telefonia mobile attualmente presenti in Italia.

La connessione ad Internet avviene in due principali modi: con o senza fili. Nel primo caso ci troveremo di fronte ad una normale connessione Adsl (Alice di Telecom ad esempio) o a fibra ottica (Fastweb). Nel secondo caso invece per connetterci alla Rete utilizzeremo o un Cellulare o una Connect Card.

Sia il cellulare che la connect card si avvalgono di una tecnologia che prende il nome di UMTS, e permette di navigare in Internet senza l'ausilio di cavi. Tale sistema, però, ha due principali limitazioni: la velocità di connessione e la quantità di dati scambiati.

Veniamo al primo punto: la velocità. Dimenticatevi che una Connect Card o un Cellulare possano andare veloci quanto una normale Adsl. La differenza tra le due modalità è enorme. Ma soprattutto, non credete agli operatori che vi promettono connessioni addirittura "Fino a 20 Mega" perchè non è vero. La dicitura "Fino a", infatti, si basa sulla teoria che in condizioni ottimali (cioè se in tutto il Mondo fosse collegata UNA SOLA persona) la linea potrebbe andare ad una velocità di 20 megabyte al secondo ma, poiché nella realtà ciò non avviene, la situazione è molto diversa. La velocità reale, infatti, è ottenuta tramite una semplicissima operazione: prendete la banda totale di connessione che un operatore offre in una data zona d’Italia (ad esempio 20 mega nella parte Nord ed Est di Roma), e la dividete prima per 8, e poi per tutti gli utenti che in quel momento sono connessi tramite quell’operatore in quella zona.
A peggiorare le cose poi vi è la ricezione: meno forte sarà il segnale più lenti andrete nel web. Se con una Adsl scaricate un mp3 in 5 minuti, con una Connect Card ci impiegherete anche due ore. Se con una Adsl aprite la home page della Lumsa in pochi secondi, con l’UMTS potresti impiegarci anche 5 minuti.

Ma veniamo al secondo punto: la quantità di dati che potete scambiare. Ogni operatore impone dei limiti al consumo di Internet. La Tre, per esempio, offre 25 Megabyte al giorno per 25 euro al mese. Ogni megabyte che supera quel limite viene tariffato di 60 cent (cioè soltanto 10 mb equivalgono a 6 euro...).

Ma qual è la parte più subdola di tutta questa storia? Le grandi compagnie telefoniche giocano sul fatto che voi lo supererete comunque quel limite. Quando qualcuno si connette ad Internet lo fa per un motivo, o perché non ha nulla da fare. Ma navigando, già dai primissimi secondi in cui si è di fronte allo schermo, la nostra attenzione viene subito catturata da qualcosa. Voi-navigatori non sarete disposti per nessun motivo ad interrompere quello che state facendo solo perché la vostra connessione ha dei limiti. Magari starete attenti i primi giorni, ma col passare del tempo non farete più attenzione al “contatore” dei dati perché penserete: “in fondo cosa saranno mai pochi centesimi in più rispetto al canone mensile?”

L’inchiesta che ho portato avanti ha dimostrato, anche per tristissima esperienza personale, che gli utenti che hanno usufruito del servizio UMTS senza fili hanno pagato in media il 60% in più di quello che avrebbero dovuto pagare realmente se si fossero mantenuti all’interno delle limitazioni contrattuali.

Provate voi stessi ad imporvi dei limiti mentre navigate nel web. Non ci riuscirete, anche quando avrete spulciato per bene le condizioni contrattuali. Provate ad interrompere una chattata o la fruizione di un testo con decine di link che vi rimandano ad altro, così di colpo. Provateci. Perché anche se in passato questa inchiesta l’ho chiusa dimostrando la mia tesi, ancora un interrogativo è rimasto aperto, una domanda a cui non ho ancora dato risposta: è giusto che tutte le compagnie telefoniche impongano dei limiti alla fruizione di Internet sapendo che tali limiti verranno in ogni caso superati?

domenica 17 dicembre 2006

Un pugno nello stomaco


Il post che avete letto qui sotto è la traduzione integrale di un articolo di George Monbiot dal nome "Scegliete la vita". Un vero pugno allo stomaco. Un articolo che fa molto riflettere. Anche se non condivido alcuni punti.



A partire da quello sulle scuole di giornalismo. Pensate a chi eravamo prima di entrare alla Lumsa e cominciare a frequentare il corso giornalismo. Forse qualcuno di noi sapeva già scrivere, qualcun'altro voleva invece imparare i segreti del mestiere. Chi per un motivo, chi per un altro, ognuno di noi, crescendo, ha migliorato le proprie capacità per divenire un abile comunicatore, un'abile comunicatrice. E adesso pensate chi siete diventati. E questo, personalmente, credo sia stato proprio merito della nostra università, della nostra scuola di giornalismo. Spesso mi è capitato di parlare e discutere con ragazzi della mia età che, a causa di esperienze scolastiche sbagliate fatte nel proprio ateneo, hanno perso fiducia in sè e nelle proprie abilità. Io invece, ad ogni colloquio di lavoro, mi sono ritenuto fortunato della mia preparazione, quasi fosse una marcia in più rispetto agli altri, e sicuramente che mi ha dato maggiore sicurezza e voglia di fare.



Non sono neanche d'accordo sulla storia del direttore del Times... :-) Non credo se la passi così male, anzi, se proprio devo dirla tutta, un po' invidio la sua figura professionale, ma non in termini economici: tutte le volte che ho lavorato in una redazione ho sempre guardato con ammirazione il capo-redattore e il direttore, semplicemente per la loro grande cultura personale e per la straordinaria velocità nel prendere decisioni importanti.



Sono invece d'accordo riguardo alle critiche mosse al sistema lavorativo del fare informazione. Spesso ci troviamo di fronte ad un bivio: il nostro lavoro o le nostre idee. Non è per niente facile conciliare le due cose. Spesso si è di fronte alla scelta - secondo noi - meno opportuna, ma necessaria. E in fin dei conti, se ci fermiamo un attimo a pensare, non è per niente sbagliato l'atteggiamento assunto in questi giorni da parte di tutti i giornalisti nei confronti dei propri editori: ormai il mercato sta tristemente dettando le sue regole facendo perdere di vista i veri valori, le vere idee. Allora credo che ci sia forse bisogno di un graduale ritorno alla origini, a quella vera passione che ha fatto sì che ognuno di noi scegliesse di fare un lavoro ben preciso: raccontare ai più la verità. Mi correggo: quella che secondo noi - come ci insegnano - è la verità! (ndr, residui della mia scuola di giornalismo :-) Ciò che secondo noi fa notizia insomma, perchè svela dei punti di vista che solo pochi erano riusciti a vedere. Sarebbe molto interessante riflettere sull'articolo di George Monbiot per vedere insieme la probabile direzione che il giornalismo prenderà nei prossimi anni.



venerdì 15 dicembre 2006

Perchè il mio blog si chiama così? (il post è molto lungo ma credo valga la pena di leggerlo...)

Anche se questi principi possono essere estesi a chi lavora in altri settori, gli esempi che userò vengono tutti dal giornalismo, poiché la maggioranza di coloro che conosco e con cui ho lavorato vogliono diventare giornalisti, e questo é il campo in cui ho principalmente lavorato. Prima che mi ascoltiate, vi voglio avvisare di non basarvi soltanto sulla mia parola. Non posso garantirvi che questo approccio funzionerà nel vostro caso. Dovreste ascoltare i consigli del maggior numero di persone possibile. Alla fine siete voi a dover decidere: non lasciate che io o nessun altro decida per voi.

Il primo consiglio che voglio darvi é questo: guardatevi dal seguire i consigli di carriera che vi dà la vostra scuola. Nelle scuole di giornalismo, ad esempio, agli studenti viene continuamente inculcato che, anche se il loro desiderio é di scrivere sullo sviluppo dell'America Latina, per raggiungere la necessaria qualificazione ed esperienza, devono trascorrere almeno due anni lavorando in un giornale locale, poi devono cercare lavoro in un giornale nazionale, e solo allora potranno cercarsi una nicchia che li porti vagamente vicini al settore in cui vogliono lavorare. Vi viene detto, in altre parole, di percorrere una strada che vi porta nella direzione esattamente opposta a quella che volete prendere. Volete andare in America Latina? Allora dovete prendere la metropolitana e andare in redazione. Volete scrivere sul movimento Zapatista? Prima dovete imparare a trasformare comunicati stampa aziendali in "notizie". Volete essere liberi? Prima dovere imparare ad essere servi.

Chi consiglia sostiene che una carriera di questo tipo é indispensabile se non volete cadere nella "trappola" della specializzazione: ovverossia, se volete essere abbastanza eclettici da rispondere alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro. Ma la verità é che proprio seguendo questo consiglio che diventate degli specialisti: specialisti nel riciclaggio di ciò che i ricchi e i potenti considerano notizie. E dopo qualche anno di questo, non siete più buoni per molto altro.

Questa carriera, in altre parole, é anti-formativa. Ti insegna a fare quello che non vuoi fare, a essere quello che non vuoi essere. Solo una personalità eccezionale é in grado di sopravvivere a questo processo con i suoi obiettivi ed ideali intatti. In realtà ci vuole una personalità eccezionale anche solo per emergere vivi da questo processo. Ciò che il mondo dei grandi interessi economici e delle istituzioni vuole che voi facciate é esattamente l'opposto di quello che voi volete fare. Essi vogliono che voi siate uno strumento affidabile, qualcuno che pensi, ma non per se stesso, che pensi per l'istituzione. Potete fare quello che volete solo se ciò corrisponde con gli obiettivi della grande azienda per cui lavorate, non solo occasionalmente, ma continuamente, negli anni (é per me fonte di meraviglia come gli ideali di molte persone finiscono per adeguarsi alle necessità del potere istituzionale, comunque queste necessità possano mutare ed evolvere, dopo che uno ha lavorato in una grande azienda per un anno o due).

Perfino una persona intelligente e determinata perde quasi immediatamente la direzione in un mondo simile. Si diventa così indaffarati nel soddisfare le richieste del datore di lavoro e sopravvivere nel mondo ostile in cui ci si é ficcati che non rimane tempo o energia per sviluppare la carriera che si vuole veramente seguire. E la carriera va costruita: non si materializza da sola. L'idea, così spesso conclamata dai novizi che sono a disagio con la scelta che hanno fatto, che essi saranno in grado di riformare l'istituzione dal di dentro, cosicché possa riflettere i loro ideali e codici morali, é semplicemente ridicola. Nonostante tutte le chiacchiere recenti sulla "responsabilità sociale delle grandi aziende", esse rispondono al mercato e agli interessi dei loro azionisti, non alla coscienza dei loro impiegati. Perfino l'amministratore delegato ha una limitata capacità d'intervento: nel momento in cui la sua coscienza entra in conflitto con gli interessi non-negoziabili dell'azienda - produrre un profitto e aumentare il valore della azioni - si é fuori.

Ciò non significa che non ci siano opportunità per seguire i vostri ideali all'interno del mondo istituzionale. Ce ne sono alcune, generalmente fuori della norma: programmi specializzati e riviste, alcune sezioni di alcuni giornali, piccole società di produzione i cui capi non hanno abdicato ai propri principi. Trovare lavoro in posti così é raro, ma se ne trovate uno, coltivatelo con vigore e costanza. Se, dopo che ce l'avete fatta, scoprite che non é quello che sembrava, o se venite continuamente esclusi da quello che vorreste fare, non esitate e sbattete la porta.

Né ciò significa che non dobbiate fare assolutamente esperienze di lavoro in grandi aziende di cui non accettate la visione dell'universo, dove siano disponibili esperienze e capacità essenziali che potete imparare a loro spese. Ma dovete mantenere assolutamente la lucidità sui limiti di questa esperienza, e dovete andarvene non appena avete imparato quello di cui avevate bisogno (in genere non più di alcuni mesi) e l'azienda comincia a estrarre da voi più di quello che voi prendete da essa. Quante volte mi é toccato di ascoltare da uno studente che stava cominciando a lavorare per una grande azienda, che avrebbe speso al massimo due o tre anni, guadagnando il denaro di cui aveva bisogno, per poi andarsene e seguire la carriera prescelta? Quante volte ho poi incontrato la stessa persona, anni dopo, per scoprire che aveva acquisito un tipo di vita, una macchina e un mutuo a livello del suo salario, e che gli ideali iniziali erano sbiaditi nella nebbia della memoria, e venivano ora dismessi come una fantasia post-adolescenziale? Quante volte ho visto persone libere gettare via la loro libertà?

E così il mio secondo suggerimento riecheggia il consiglio politico di Beniamino Franklin: ogniqualvolta vi si pone una scelta tra libertà e sicurezza, scegliete la libertà. Altrimenti perderete entrambe. Chi vende l'anima per la promessa di un lavoro e un salario sicuro viene scartato non appenda diventa superfluo. Più leali siete verso un'istituzione, più sfruttabili e quindi spendibili diventate.

Ciò non significa però che possiate cominciare a fare esattamente quello che volete fin da subito e guadagnare quello che desiderate. Ci sono tre diverse strade che mi sento di raccomandare.

La prima strada consiste semplicemente nel cominciare nel modo in cui volete proseguire. In questo modo é probabile che per un pò non siate in grado di sostenervi finanziariamente, cosicché dovrete procurarvi qualche altro lavoro che vi faccia guadagnare abbastanza da sopravvivere ma che non consumi troppa energia mentale. Se volete scrivere del movimento Zapatista in Messico, guadagnate prima il denaro necessario per il viaggio e poi cominciate a scriverne. Se volete che funzioni, dovete essere intraprendenti. Investigate tutti i possibili utilizzatori delle storie a cui sperate di assistere: riviste, giornali, stazioni radio e TV, siti web e case editrici.

Dovreste avere una chiara visione di quello di cui volete scrivere prima di partire, pianificate con cura e trovare il maggior numero possibile di contatti tra le persone che hanno una qualche conoscenza dell'argomento. Ma nello stesso tempo dovete essere pronti a raccontare altre storie in cui vi imbatterete, che possono trovare un'accoglienza che non vi aspettereste. Per esempio potete imbattervi in una storia di flora o fauna selvatica mentre siete sul posto che, pubblicata su una rivista di Natura, può aiutare a finanziare il vostro viaggio. Potete guadagnare qualcos'altro con un articolo di viaggio, o qualcosa per una rivista di architettura o un programma di cucina. Le case editrici sono qualche volta felici di trovare del materiale nuovo (anche se molto spesso non lo capiranno). Lavorate per la maggiore diversità di media possibile e non desistete.

Siate pronti a viaggiare e a vivere il più parsimoniosamente possibile: nei primi quattro anni di libera professione (se così si può chiamare) sono sopravvissuto con 9 mila euro all'anno. Adesso vivo con 5 mila euro all’anno. Questo é un grande esercizio formativo per un libero professionista, indipendentemente dal successo cha ha. Se riuscite a vivere con cinquemila euro all'anno avete sei volte la sicurezza di chi ne ha bisogno di trentamila per tirare avanti.

Lavorate sodo, ma non abbiate fretta. Costruite la vostra reputazione lentamente e con costanza. E tenete in mente che la specializzazione, se usata intelligentemente e a dispetto di tutto ciò che vi dicono nelle scuole di giornalismo, non é una trappola ma é casomai uno strumento per sfuggire alla trappola. Potrete diventare la persona a cui tutti gli editori pensano quando hanno bisogno di trattare un evento da una prospettiva particolare (cioé la vostra). In questo caso sono loro che devono adeguarsi alla vostra visione del mondo, invece dell'opposto. É sorprendente quanto in fretta si possa diventare degli "esperti" in un settore particolare: semplicemente perché pochissimi altri ne sanno qualcosa. Troverete delle opportunità e le opportunità troveranno voi.

La seconda strada é la seguente: nel caso in cui il mercato per il tipo di lavoro che volete produrre vi sembra, di primo acchito, inaccessibile, cercate di arrivarci con altri mezzi. Se volete ad esempio scrivere sul problema dei senza-casa (che é uno dei grandi problemi negletti delle società sviluppate) può essere più facile trovare lavoro con uno dei gruppi che cercano di assistere i senza-casa. Imparate il mestiere studiando i problemi, e gradualmente cominciate ad occuparvi di giornalismo. Anche se questo approccio vi allontana di un passo o due dal vostro obiettivo, almeno lavorerete con gente che ha esperienza diretta dei problemi che vi interessano, piuttosto che con gli alienati negli uffici stampa delle grandi aziende, che hanno dimenticato i loro sogni e che non conoscono del mondo più di coloro che li hanno consigliati e aiutati ad ottenere quei lavori.

La terza strada é più dura, ma altrettanto valida. Viene perseguita da chi ha capito le limitazioni portate da qualsiasi coinvolgimento con i datori di lavoro tradizionali e da chi si é creato un proprio sbocco commerciale per il proprio lavoro. Molti paesi del mondo hanno un certo numero di giornali e stazioni radio e TV alternative, condotti da volontari che sbarcano il lunario con altri mezzi: lavori part-time, pensioni o sussidi governativi. Queste sono in genere persone che hanno coraggio e determinazione formidabili, che hanno posto i loro ideali fermamente al di sopra dei loro agi. Lavorare con costoro può essere un gran privilegio e fonte di grande ispirazione per la semplicissima ragione che loro (e quindi voi) sono liberi mentre gli altri non lo sono. Tutto il denaro e tutto il prestigio del mondo non potranno compensarvi per la perdita della libertà.

Ed ecco il mio consiglio finale: se dovete scegliere tra l'occuparvi della realtà o occuparvi di ciò che Erich Fromm chiama il mondo "necrofilo" del potere e del denaro, scegliete la vita, qualunque sia il costo apparente di questa scelta. I vostri amici all'inizio vi guarderanno dall'alto in basso: povera Nina, ha ventisei anni e non é ancora riuscita a comperarsi una macchina. Ma coloro che hanno messo denaro e potere al di sopra della vita vivono nel mondo dei morti, in cui i viventi appendono al muro le loro lapidi - i diplomi incorniciati che simbolizzano l'accettazione di quel mondo -. Ricordate che perfino il direttore del Times, con tutto il suo prestigio e i suoi guadagni, non é nient'altro che un funzionario, che prende ordini dal suo capo. Ha meno libertà di noi, ed essere il direttore del Times non é poi questo granché.

Avete una vita sola e lo sapete. É una cosa preziosa, straordinaria e non ripetibile: il prodotto di miliardi di anni di caso ed evoluzione. Perché dovete sprecarla consegnandola ai morti viventi?

Friggi e Mangia - 15 dicembre 2006


ITALIA / Fecondazione: in Spagna un paziente su due e' italiano. Da 2.500 a 5.500 euro in soli tre anni. Si tratta dei costi dell'ovodonazione in Spagna, cresciuti per merito delle coppie italiane in cerca della fecondazione con ovuli e spermatozoi di altre persone, vietata in Italia dalla legge 40.


ITALIA / Solo lo 0,22% degli utenti accetta di pubblicare il proprio numero di cellulare. Seat Pagine Gialle sta per pubblicare i nuovi elenchi telefonici e i risultati non lasciano incertezze. Solo lo 0,22% degli utenti ha deciso di pubblicare il proprio numero di telefono, lo 0,99% ha reso pubblico l'indirizzo e-mail, il 3,54% ha dato il consenso a ricevere pubblicita' postale, 1,79% ha detto si' alle operazioni di telemarketing. I dati danno un senso della privacy molto spiccato, in linea con cio' che accade in Europa.


USA / New York dichiara guerra ai cibi grassi dei fast food. Disco rosso per i grassi idrogenati nei ristoranti di New York. La municipalita' ha votato per mettere a bando gli ingredienti piu' pericolosi per la salute. Di grassi insaturi idrogenati sono imbevuti hamburger, patatine fritte, pane e pizza di non ottima qualita'. La misura, che entrera' in vigore nel luglio del 2007 e solo dopo un periodo di moratoria di tre mesi vedra' fioccare le multe, prende di mira soprattutto i fast food.


DANIMARCA / Dopo 21 anni gli scienziati escludono una relazione tra tumori e uso del cellulare. Da uno studio della durata di oltre 21 anni condotto in Danimarca su 420 mila utenti di cellulari e' emerso che l'uso dei telefonini non causa il cancro. Altre indagini avevano collegato la comparsa dei tumori con l'utilizzo eccessivo degli apparecchi. Secondo invece il Danish Institute of Cancer Epidemiology non esiste un'associazione tra i rischi di avere il cancro e l'uso a breve e lungo termine del telefonino.


AUSTRALIA / Clonazione terapeutica: via libera dal Parlamento. Malgrado la contrarieta' del primo ministro J.Howard e di vari dirigenti politici, il Parlamento australiano ha tolto il divieto alla clonazione di embrioni umani destinati alla ricerca con le cellule staminali. La normativa che autorizza la clonazione terapeutica e' stata approvata dalla Camera con 82 voti a favore e 62 contrari, e poiche' il Senato l'aveva votata il mese scorso, la legge ora diventa operativa.


EUROPA / Dusseldorf ha l'aeroporto piu' puntuale. A Londra Gatwick e Heatrow ci sono stati i ritardi maggiori nei voli in partenza diretti entro l'Europa, nel terzo trimestre 2006. Nella classifica segue Roma-Fiumicino, terzo aeroporto sui 27 principali. Sesto Milano-Malpensa. E' quanto emerge dai dati dell'Aea, l'associazione delle aviolinee europee (escluse le lowcost). Miglior scalo e' Dusseldorf con solo il 16,4% dei voli in ritardo, meno della meta' di Fiumicino.

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Occhio allo spazzino...

Non sempre l'adulto uomo ricorda di essere stato un bambino

Non sempre l'adulto uomo ricorda di essere stato un bambino. Quasi mai l'adulto uomo immagina che tutto quello che fa dipende dal suo vissuto da bambino. Un bambino infelice perche' reso infelice, sara' un adulto infelice. Un bambino maltrattato sara' un adulto egoista. Un bambino che avra' subito violenza gratuita sara' un violento. Un bambino senza amore sara' un adulto disadattato, incapace di dare amore. Ogni adulto dovrebbe avere sempre a mente, quando vede il bambino: ero come lui con le sue necessita', i suoi bisogni. Lo sanno meglio di noi gli animali. I "bambini" sono seguiti, istruiti fin tanto non diventano adulti. Loro, gli animali, sanno bene quando i loro piccoli sono "adulti". Quante volte avete visto togliere qualche cagnetto dopo solo qualche mese dal parto della madre? Quel cane diverra' adulto ma vivra' quel distacco prematuro per il resto della sua esistenza. L'animale si e' rilevato piu' saggio ed umano del fratello uomo. La tecnologia e la scienza medica ci hanno resi impossibilitati a "vedere oltre". E chi sobbalza, offeso da queste parole, significa che e' miope. Se non lo e', significherebbe che e' cieco come la maggior parte degli adulti. Gli animali sono piu' saggi dell'uomo. Basta guardarsi intorno, nelle citta', non quelle del mondo, quelle di casa nostra: giungla. Quelle degli "animali" in confronto sono un paradiso. Nelle citta' dell'uomo esiste un mondo separato quanto sottile. Pensiamo alle organizzazioni di "Squali" umani che stuprano, offendono, avviliscono la sensibilita', l'integralita' e l'ingenuita' di un bambino. Tra gli squali e gli orbi la distanza e' nulla, e gli ultimi siamo proprio noi, soprattutto quando voltiamo la testa da altra arte, con sofferenza certo, ma con frustrazione. Basta alzare lo sguardo, allontanandolo dai mille problemi che ci affliggono ogni giorno, quelli che potrebbero non esistere se fossimo semplicemente piu' giusti, laidamente giusti. Bambini soli agli angoli delle strade, magari con un violino in mano, con uno sguardo vuoto, a volte vergognato ed impaurito. Bambini costretti al furto in Italia, perfino a fare le guerre nel mondo. Immaginiamoci bambini con un mitra o con una baionetta di 35 cm, quale adulto sara' mai? Se non possiamo cambiare il mondo, cambiamo almeno noi, tenendo alta la testa con la dignita' e la determinazione che occorre. Ne guadagneranno tutti i bambini, soprattutto la nostra caparbieta', il nostro essere, la nostra anima. Non facciamo dei bimbi del mondo "merce", degli "squali", quelli che nascono dall'insensibilita' dell'uomo, dalla grottesca avidita', dall'inutile stupidita'. Allunghiamo la mano a chi ha bisogno di noi.. e chi ancor di piu' se non un bambino? Buon sereno Santo Natale a tutti voi, a tutti noi, per tutti ed ogni bambino del mondo.

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Un corto dalla serie Tv dei Griffin...

mercoledì 13 dicembre 2006

La stanza ad "arta" tecnologia...

Vi presento la mia camera...


PER TUTTI: Guardate il video fino alla fine...

PER GLI ESPERTI DI MONTAGGIO: Ho sperimentato un nuovo plug-in di Adobe Premiere che permette alla scritte di seguire gli oggetti anche se la telecamera "balla" un pochino... State a guardare il video avrà un tocco irreale...


Caccia frenetica alle schede bianche: sono valide per la Lotteria Italia

Tutti d'accordo in Giunta al Senato: le elezioni sono un terno al lotto, per cui se qualcuno fa tombola è sempre meglio ricontrollare. In discussione solo le modalità della nuova conta. L'ambarabà ciccì cocò sa troppo di asilo politico. Spunta allora un sistema caro alla CdL: gli eventuali suffragi validi dovrebbero essere ripartiti fra i candidati di destra e quelli che non sono più di sinistra. Alla fine si è convenuto di tirare a sorte.

ROMA – Tanto tuonò che piovve: la Giunta per le elezioni del Senato ha deciso di ricontare le schede bianche. Il metodo? Discutibile ma efficace. Affidarsi alla suerte. La maggioranza tiene il banco e l'opposizione, per un fondamentale principio di civiltà giuridica, spera in una botta di c**o.


Il sistema è il seguente. Le eventuali schede valide saranno abbinate ai rispettivi seggi senatoriali e sorteggiate fra i due schieramenti. L'estrazione avrà luogo il 6 gennaio 2007 nel corso del programma 'Brogliando con le schede', il nuovo show condotto da Beppe Pisanu per la regìa di Cremagnani & Deaglio.


C'è però un correttivo. Anziché partecipare al sorteggio sarà possibile, per i leader di coalizione, procedere direttamente all'acquisto del seggio (e del relativo occupante) in vista del prossimo voto di fiducia. Requisito unico ma indispensabile: possedere adeguata disponibilità finanziaria, al netto delle tenute in Sardegna.


Che i voti vengano trovati o meno e che le schede risultino in numero uguale o diverso da quello ufficiale non ha importanza. Le bianche in eccesso saranno comunque poste in vendita fra i cittadini come tagliandi per concorrere alle tasse settimanali, nel rispetto dei criteri della finanziaria.


Va detto che il materiale (ottenuto da cellulosa pregiata, ornato di motivi vivaci e con incisione finissima) è passibile di molti altri utilizzi: per decorazioni natalizie, parati, cartoline, souvenir, tovaglioli... insomma per tutte le finalità consentite dalla carta bianca. Ma si consiglia vivamente di votare la scheda, spedirla al Ministero dell'Interno e sperare nell'estrazione di un partito di centrosinistra. Purché diverso dalla Rosa nel Pugno.


Infine il Governo ha pensato a una magnifica strenna per tutti gli italiani che hanno manifestato contro la finanziaria lo scorso 2 dicembre. È in vendita presso i migliori giocattolai il Tombolone di Romano Prodi, che permette di rimpinguarsi le tasche giocando contro i parenti proletari a Natale. Non è vero che il Tombolone – precisa una nota di Palazzo Chigi – è truccato. Se in qualche sacchetto manca il 90, ciò unicamente dimostra che la maggioranza non ha paura del nuovo conteggio.


In Consiglio dei Ministri invece si è tenuto un drammatico Mercante in fiera. Il vincitore poteva ottenere un bonus da impiegare secondo le necessità del suo Ministero. Padoa-Schioppa, che voleva risanarci il bilancio, ha pescato Funghi e carote. Poi per rifarsi ha comprato anche la Rosa nel Pugno e ha perso tutto.

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Un corto dalla serie Tv dei Griffin... veramente imperdibile...

Le web radio: da Marconi a Internet.

Se con i diari on-line, i cosiddetti “Blog”, ognuno di noi ha avuto la possibilità di scrivere e dire la sua, con le web radio si da a tutti la possibilità di trasmettere la propria musica.
L'invenzione della radio
è frutto di una serie di esperimenti che si sono tenuti alla fine dell'Ottocento e che dimostrarono la possibilità di trasmettere informazioni tramite le onde radio, nell’aria. L'invenzione “ufficiale” della radio, risale al 1896 quando un giovane scienziato italiano, Guglielmo Marconi trasmette il primo segnale radio a Pontecchio (Bologna) e sarà ascoltato a due chilometri di distanza. Siamo alle porte del 2007 e in uno spazio di più di 100 anni cadono le antenne e si fa spazio alla musica via Internet.
Nostalgici della vecchia radiofonia, questo articolo non fa per voi. La Rivoluzione Digitale, come è stata chiamata, è ormai tra noi, in un epoca, come quella contemporanea, in cui i canali di informazione si moltiplicano sempre più per dare voce a tutti. Tutto questo grazie alla rete delle reti: Internet.
Nell’era della tv e dei reality show, Internet ha forse salvato la radio dall’estinzione, che ha cambiato nome e adesso si fa chiamare web radio; e non ci sarà più bisogno di un mezzo radiofonico per ascoltarla, ma basterà una semplice connessione a banda larga al web (Adsl). Ma come funziona una web radio?
Il meccanismo di una web radio è molto semplice. Chi decide di aprirne una, deve dotarsi di un personal computer molto potente e una connessione ad Internet ad alta velocità (ad esempio Fastweb o Alice). Dopodichè bisogna stabilire un contratto con una compagnia di “broadcasting”, termine un po’ difficile da masticare ma che è alla base di questa nuova tecnologia. Una volta fissato questo accordo, infatti, invierete tramite una connessione internet la vostra musica verso un centro chiamato “server”, il quale provvederà a smistarla in tempo reale a tutti gli utenti che in quel momento sono connessi alla vostra radio e vi stanno ascoltando. Ma cosa cambia rispetto ad una normale radio?
Il problema delle radio cosiddette “analogiche”, cioè quelle che ascoltiamo tramite un’antenna o in macchina, hanno il problema della limitazione del territorio: le frequenze, infatti, ricoprono solo una piccola parte del territorio italiano, e una radio, per definirsi “nazionale”, deve possedere decine e decine di frequenze in tutta la penisola. Questo comporta costi altissimi di gestione, ed è proprio l’abbattimento del fattore economico una delle cause che ha portato alla larghissima diffusione delle web radio.
Sappiate infatti che possedendo una web radio non sarete più limitati dal territorio in cui vivete, perché, grazie alla diffusione di Internet, potrete trasmettere la vostra musica in tutto il mondo, senza pubblicità, ma soprattutto senza interferenze, perché i flussi audio viaggiano nei cavi telefonici e non nell’aria.
I tempi sono cambiati, e le radio non si ascoltano più come una volta. La web radio, infatti, nasce per fornire un tappeto sonoro all’uomo collegato ad un computer, o se vogliamo è la voce del computer che vuol sedurre l’uomo perché resti più tempo possibile ad accarezzarlo.
Vi starete chiedendo quali sono i costi… Beh, non pretenderete di avere una radio privata e cavarvela con poco… Sappiate che la spesa media annua è di 5 mila euro se non c’è pubblicità, ma volete mettere la soddisfazione di dire “questa radio l’ho fatta io!”?

Il sesso in Rete, una lama avvelenata.

Una ragazza di sedici anni tenta il suicidio perchè il suo ex fidanzato ha inviato a tutti i loro conoscenti le foto erotiche che le aveva fatto. In una scuola alcuni ragazzi e ragazze di tredici anni fanno sesso orale e lo diffondono col cellulare. Un'altra ragazza della stessa età fa foto porno a pagamento. E' solo la punta dell'iceberg.Perchè succede? Colpa dei telefonini che consentono di fare foto e inviarle a chiunque? Ma prima si poteva fare lo stesso con le polaroid. La vera ragione è un'altra: un cambio del costume dovuto ad Internet.Oggi un ragazzino di 12 anni, cliccando una parola innocua come "sesso", può accedere a decine di migliaia di foto o filmati di pornografia estrema: un invito all'imitazione. Fino a pochi anni fa le conoscenze sessuali si sviluppavano in parallelo alle esperienze amorose, oggi vengono fornite da internet nella loro forma più arida, brutale, promiscua. La nuova generazione viene educata al sesso senza calore, la tenerezza, la ricchezza dell'amore. Il sesso, preso da solo, è leggero, divertimento, gioco, scherzo. Ma nell'essere umano c'è anche l'amore. E l'amore è dramma, perché riguarda l'essere, il senso della vita. L'amore è estasi o tormento, vita o morte. L'amore ci dona la più grande felicità, ma anche attesa, angoscia, gelosia, batticuore. E la pallottola leggera del sesso lo può uccidere. Prendiamo due ragazzi di vent'anni profondamente innamorati. E' il primo vero grande amore della vita, l'esperienza cruciale che plasmerà il loro futuro. E ora qualcuno manda all'uomo il filmato dei rapporti sessuali che la ragazza ha avuto, nel passato, con un altro, o li mette in Internet. Per l'amore quel filmato è una lama avvelenata, una pallottola sparata nel cuore.Ogni civilità elabora il delicato rapporto sesso-amore, lo insegna ai bambini e agli adolescenti con grande cura. Noi l'abbiamo lasciato agli speculatori della pornografia di Internet e non siamo nemmeno capaci di rendercene conto. La mia è una denuncia e un'accusa: non basta proteggere i bambini dalla pedofilia, dobbiamo proteggerli da un'educazione pedo-pornografica. E non ditemi che non ci sono rimedi. Non ci sono perchè nessuno si è reso conto del problema e lo ha affrontato. I politici e i magistrati la studino e trovino soluzioni. Sia ben chiaro che non chiedo la messa al bando della pornografia: gli adulti facciano ciò che vogliono. Ma venga protetta l'infanzia da un'educazione emozionale che potrebbe essere catastrofica.

Corriere della Sera 11 dicembre 2006