Scarica tre film: 50.000 euro di bolletta.
Una bolletta astronomica da 50 mila euro per aver utilizzato "un po' troppo" la connessione ad Internet attraverso il proprio cellulare. E' quanto successo ad un 30enne della provincia di Bergamo per non aver letto attentamente il contratto dell'offerta "Connect 600" di Vodafone. Il protagonista di questa insolita ma al tempo stesso sconvolgente vicenda ha dichiarato di aver lasciato acceso per giorni il proprio pc, scaricando dati da internet ed ignorando che la sua connessione avesse dei limiti di consumo rispetto ad una normale Adsl flat (che permette invece uno scambio di dati illimitato).
Colgo allora l'occasione per parlarvi di un'inchiesta che ho svolto recentemente per Ecoradio 88,3 Fm riguardante proprio le truffe derivanti dall'utilizzo scorretto delle ormai diffuse Connect Card offerte da tutte le compagnie di telefonia mobile attualmente presenti in Italia.
La connessione ad Internet avviene in due principali modi: con o senza fili. Nel primo caso ci troveremo di fronte ad una normale connessione Adsl (Alice di Telecom ad esempio) o a fibra ottica (Fastweb). Nel secondo caso invece per connetterci alla Rete utilizzeremo o un Cellulare o una Connect Card.
Sia il cellulare che la connect card si avvalgono di una tecnologia che prende il nome di UMTS, e permette di navigare in Internet senza l'ausilio di cavi. Tale sistema, però, ha due principali limitazioni: la velocità di connessione e la quantità di dati scambiati.
Veniamo al primo punto: la velocità. Dimenticatevi che una Connect Card o un Cellulare possano andare veloci quanto una normale Adsl. La differenza tra le due modalità è enorme. Ma soprattutto, non credete agli operatori che vi promettono connessioni addirittura "Fino a 20 Mega" perchè non è vero. La dicitura "Fino a", infatti, si basa sulla teoria che in condizioni ottimali (cioè se in tutto il Mondo fosse collegata UNA SOLA persona) la linea potrebbe andare ad una velocità di 20 megabyte al secondo ma, poiché nella realtà ciò non avviene, la situazione è molto diversa. La velocità reale, infatti, è ottenuta tramite una semplicissima operazione: prendete la banda totale di connessione che un operatore offre in una data zona d’Italia (ad esempio 20 mega nella parte Nord ed Est di Roma), e la dividete prima per 8, e poi per tutti gli utenti che in quel momento sono connessi tramite quell’operatore in quella zona.
A peggiorare le cose poi vi è la ricezione: meno forte sarà il segnale più lenti andrete nel web. Se con una Adsl scaricate un mp3 in 5 minuti, con una Connect Card ci impiegherete anche due ore. Se con una Adsl aprite la home page della Lumsa in pochi secondi, con l’UMTS potresti impiegarci anche 5 minuti.
Ma veniamo al secondo punto: la quantità di dati che potete scambiare. Ogni operatore impone dei limiti al consumo di Internet. La Tre, per esempio, offre 25 Megabyte al giorno per 25 euro al mese. Ogni megabyte che supera quel limite viene tariffato di 60 cent (cioè soltanto 10 mb equivalgono a 6 euro...).
Ma qual è la parte più subdola di tutta questa storia? Le grandi compagnie telefoniche giocano sul fatto che voi lo supererete comunque quel limite. Quando qualcuno si connette ad Internet lo fa per un motivo, o perché non ha nulla da fare. Ma navigando, già dai primissimi secondi in cui si è di fronte allo schermo, la nostra attenzione viene subito catturata da qualcosa. Voi-navigatori non sarete disposti per nessun motivo ad interrompere quello che state facendo solo perché la vostra connessione ha dei limiti. Magari starete attenti i primi giorni, ma col passare del tempo non farete più attenzione al “contatore” dei dati perché penserete: “in fondo cosa saranno mai pochi centesimi in più rispetto al canone mensile?”
L’inchiesta che ho portato avanti ha dimostrato, anche per tristissima esperienza personale, che gli utenti che hanno usufruito del servizio UMTS senza fili hanno pagato in media il 60% in più di quello che avrebbero dovuto pagare realmente se si fossero mantenuti all’interno delle limitazioni contrattuali.
Provate voi stessi ad imporvi dei limiti mentre navigate nel web. Non ci riuscirete, anche quando avrete spulciato per bene le condizioni contrattuali. Provate ad interrompere una chattata o la fruizione di un testo con decine di link che vi rimandano ad altro, così di colpo. Provateci. Perché anche se in passato questa inchiesta l’ho chiusa dimostrando la mia tesi, ancora un interrogativo è rimasto aperto, una domanda a cui non ho ancora dato risposta: è giusto che tutte le compagnie telefoniche impongano dei limiti alla fruizione di Internet sapendo che tali limiti verranno in ogni caso superati?
Colgo allora l'occasione per parlarvi di un'inchiesta che ho svolto recentemente per Ecoradio 88,3 Fm riguardante proprio le truffe derivanti dall'utilizzo scorretto delle ormai diffuse Connect Card offerte da tutte le compagnie di telefonia mobile attualmente presenti in Italia.
La connessione ad Internet avviene in due principali modi: con o senza fili. Nel primo caso ci troveremo di fronte ad una normale connessione Adsl (Alice di Telecom ad esempio) o a fibra ottica (Fastweb). Nel secondo caso invece per connetterci alla Rete utilizzeremo o un Cellulare o una Connect Card.
Sia il cellulare che la connect card si avvalgono di una tecnologia che prende il nome di UMTS, e permette di navigare in Internet senza l'ausilio di cavi. Tale sistema, però, ha due principali limitazioni: la velocità di connessione e la quantità di dati scambiati.
Veniamo al primo punto: la velocità. Dimenticatevi che una Connect Card o un Cellulare possano andare veloci quanto una normale Adsl. La differenza tra le due modalità è enorme. Ma soprattutto, non credete agli operatori che vi promettono connessioni addirittura "Fino a 20 Mega" perchè non è vero. La dicitura "Fino a", infatti, si basa sulla teoria che in condizioni ottimali (cioè se in tutto il Mondo fosse collegata UNA SOLA persona) la linea potrebbe andare ad una velocità di 20 megabyte al secondo ma, poiché nella realtà ciò non avviene, la situazione è molto diversa. La velocità reale, infatti, è ottenuta tramite una semplicissima operazione: prendete la banda totale di connessione che un operatore offre in una data zona d’Italia (ad esempio 20 mega nella parte Nord ed Est di Roma), e la dividete prima per 8, e poi per tutti gli utenti che in quel momento sono connessi tramite quell’operatore in quella zona.
A peggiorare le cose poi vi è la ricezione: meno forte sarà il segnale più lenti andrete nel web. Se con una Adsl scaricate un mp3 in 5 minuti, con una Connect Card ci impiegherete anche due ore. Se con una Adsl aprite la home page della Lumsa in pochi secondi, con l’UMTS potresti impiegarci anche 5 minuti.
Ma veniamo al secondo punto: la quantità di dati che potete scambiare. Ogni operatore impone dei limiti al consumo di Internet. La Tre, per esempio, offre 25 Megabyte al giorno per 25 euro al mese. Ogni megabyte che supera quel limite viene tariffato di 60 cent (cioè soltanto 10 mb equivalgono a 6 euro...).
Ma qual è la parte più subdola di tutta questa storia? Le grandi compagnie telefoniche giocano sul fatto che voi lo supererete comunque quel limite. Quando qualcuno si connette ad Internet lo fa per un motivo, o perché non ha nulla da fare. Ma navigando, già dai primissimi secondi in cui si è di fronte allo schermo, la nostra attenzione viene subito catturata da qualcosa. Voi-navigatori non sarete disposti per nessun motivo ad interrompere quello che state facendo solo perché la vostra connessione ha dei limiti. Magari starete attenti i primi giorni, ma col passare del tempo non farete più attenzione al “contatore” dei dati perché penserete: “in fondo cosa saranno mai pochi centesimi in più rispetto al canone mensile?”
L’inchiesta che ho portato avanti ha dimostrato, anche per tristissima esperienza personale, che gli utenti che hanno usufruito del servizio UMTS senza fili hanno pagato in media il 60% in più di quello che avrebbero dovuto pagare realmente se si fossero mantenuti all’interno delle limitazioni contrattuali.
Provate voi stessi ad imporvi dei limiti mentre navigate nel web. Non ci riuscirete, anche quando avrete spulciato per bene le condizioni contrattuali. Provate ad interrompere una chattata o la fruizione di un testo con decine di link che vi rimandano ad altro, così di colpo. Provateci. Perché anche se in passato questa inchiesta l’ho chiusa dimostrando la mia tesi, ancora un interrogativo è rimasto aperto, una domanda a cui non ho ancora dato risposta: è giusto che tutte le compagnie telefoniche impongano dei limiti alla fruizione di Internet sapendo che tali limiti verranno in ogni caso superati?
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