venerdì 15 dicembre 2006

Perchè il mio blog si chiama così? (il post è molto lungo ma credo valga la pena di leggerlo...)

Anche se questi principi possono essere estesi a chi lavora in altri settori, gli esempi che userò vengono tutti dal giornalismo, poiché la maggioranza di coloro che conosco e con cui ho lavorato vogliono diventare giornalisti, e questo é il campo in cui ho principalmente lavorato. Prima che mi ascoltiate, vi voglio avvisare di non basarvi soltanto sulla mia parola. Non posso garantirvi che questo approccio funzionerà nel vostro caso. Dovreste ascoltare i consigli del maggior numero di persone possibile. Alla fine siete voi a dover decidere: non lasciate che io o nessun altro decida per voi.

Il primo consiglio che voglio darvi é questo: guardatevi dal seguire i consigli di carriera che vi dà la vostra scuola. Nelle scuole di giornalismo, ad esempio, agli studenti viene continuamente inculcato che, anche se il loro desiderio é di scrivere sullo sviluppo dell'America Latina, per raggiungere la necessaria qualificazione ed esperienza, devono trascorrere almeno due anni lavorando in un giornale locale, poi devono cercare lavoro in un giornale nazionale, e solo allora potranno cercarsi una nicchia che li porti vagamente vicini al settore in cui vogliono lavorare. Vi viene detto, in altre parole, di percorrere una strada che vi porta nella direzione esattamente opposta a quella che volete prendere. Volete andare in America Latina? Allora dovete prendere la metropolitana e andare in redazione. Volete scrivere sul movimento Zapatista? Prima dovete imparare a trasformare comunicati stampa aziendali in "notizie". Volete essere liberi? Prima dovere imparare ad essere servi.

Chi consiglia sostiene che una carriera di questo tipo é indispensabile se non volete cadere nella "trappola" della specializzazione: ovverossia, se volete essere abbastanza eclettici da rispondere alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro. Ma la verità é che proprio seguendo questo consiglio che diventate degli specialisti: specialisti nel riciclaggio di ciò che i ricchi e i potenti considerano notizie. E dopo qualche anno di questo, non siete più buoni per molto altro.

Questa carriera, in altre parole, é anti-formativa. Ti insegna a fare quello che non vuoi fare, a essere quello che non vuoi essere. Solo una personalità eccezionale é in grado di sopravvivere a questo processo con i suoi obiettivi ed ideali intatti. In realtà ci vuole una personalità eccezionale anche solo per emergere vivi da questo processo. Ciò che il mondo dei grandi interessi economici e delle istituzioni vuole che voi facciate é esattamente l'opposto di quello che voi volete fare. Essi vogliono che voi siate uno strumento affidabile, qualcuno che pensi, ma non per se stesso, che pensi per l'istituzione. Potete fare quello che volete solo se ciò corrisponde con gli obiettivi della grande azienda per cui lavorate, non solo occasionalmente, ma continuamente, negli anni (é per me fonte di meraviglia come gli ideali di molte persone finiscono per adeguarsi alle necessità del potere istituzionale, comunque queste necessità possano mutare ed evolvere, dopo che uno ha lavorato in una grande azienda per un anno o due).

Perfino una persona intelligente e determinata perde quasi immediatamente la direzione in un mondo simile. Si diventa così indaffarati nel soddisfare le richieste del datore di lavoro e sopravvivere nel mondo ostile in cui ci si é ficcati che non rimane tempo o energia per sviluppare la carriera che si vuole veramente seguire. E la carriera va costruita: non si materializza da sola. L'idea, così spesso conclamata dai novizi che sono a disagio con la scelta che hanno fatto, che essi saranno in grado di riformare l'istituzione dal di dentro, cosicché possa riflettere i loro ideali e codici morali, é semplicemente ridicola. Nonostante tutte le chiacchiere recenti sulla "responsabilità sociale delle grandi aziende", esse rispondono al mercato e agli interessi dei loro azionisti, non alla coscienza dei loro impiegati. Perfino l'amministratore delegato ha una limitata capacità d'intervento: nel momento in cui la sua coscienza entra in conflitto con gli interessi non-negoziabili dell'azienda - produrre un profitto e aumentare il valore della azioni - si é fuori.

Ciò non significa che non ci siano opportunità per seguire i vostri ideali all'interno del mondo istituzionale. Ce ne sono alcune, generalmente fuori della norma: programmi specializzati e riviste, alcune sezioni di alcuni giornali, piccole società di produzione i cui capi non hanno abdicato ai propri principi. Trovare lavoro in posti così é raro, ma se ne trovate uno, coltivatelo con vigore e costanza. Se, dopo che ce l'avete fatta, scoprite che non é quello che sembrava, o se venite continuamente esclusi da quello che vorreste fare, non esitate e sbattete la porta.

Né ciò significa che non dobbiate fare assolutamente esperienze di lavoro in grandi aziende di cui non accettate la visione dell'universo, dove siano disponibili esperienze e capacità essenziali che potete imparare a loro spese. Ma dovete mantenere assolutamente la lucidità sui limiti di questa esperienza, e dovete andarvene non appena avete imparato quello di cui avevate bisogno (in genere non più di alcuni mesi) e l'azienda comincia a estrarre da voi più di quello che voi prendete da essa. Quante volte mi é toccato di ascoltare da uno studente che stava cominciando a lavorare per una grande azienda, che avrebbe speso al massimo due o tre anni, guadagnando il denaro di cui aveva bisogno, per poi andarsene e seguire la carriera prescelta? Quante volte ho poi incontrato la stessa persona, anni dopo, per scoprire che aveva acquisito un tipo di vita, una macchina e un mutuo a livello del suo salario, e che gli ideali iniziali erano sbiaditi nella nebbia della memoria, e venivano ora dismessi come una fantasia post-adolescenziale? Quante volte ho visto persone libere gettare via la loro libertà?

E così il mio secondo suggerimento riecheggia il consiglio politico di Beniamino Franklin: ogniqualvolta vi si pone una scelta tra libertà e sicurezza, scegliete la libertà. Altrimenti perderete entrambe. Chi vende l'anima per la promessa di un lavoro e un salario sicuro viene scartato non appenda diventa superfluo. Più leali siete verso un'istituzione, più sfruttabili e quindi spendibili diventate.

Ciò non significa però che possiate cominciare a fare esattamente quello che volete fin da subito e guadagnare quello che desiderate. Ci sono tre diverse strade che mi sento di raccomandare.

La prima strada consiste semplicemente nel cominciare nel modo in cui volete proseguire. In questo modo é probabile che per un pò non siate in grado di sostenervi finanziariamente, cosicché dovrete procurarvi qualche altro lavoro che vi faccia guadagnare abbastanza da sopravvivere ma che non consumi troppa energia mentale. Se volete scrivere del movimento Zapatista in Messico, guadagnate prima il denaro necessario per il viaggio e poi cominciate a scriverne. Se volete che funzioni, dovete essere intraprendenti. Investigate tutti i possibili utilizzatori delle storie a cui sperate di assistere: riviste, giornali, stazioni radio e TV, siti web e case editrici.

Dovreste avere una chiara visione di quello di cui volete scrivere prima di partire, pianificate con cura e trovare il maggior numero possibile di contatti tra le persone che hanno una qualche conoscenza dell'argomento. Ma nello stesso tempo dovete essere pronti a raccontare altre storie in cui vi imbatterete, che possono trovare un'accoglienza che non vi aspettereste. Per esempio potete imbattervi in una storia di flora o fauna selvatica mentre siete sul posto che, pubblicata su una rivista di Natura, può aiutare a finanziare il vostro viaggio. Potete guadagnare qualcos'altro con un articolo di viaggio, o qualcosa per una rivista di architettura o un programma di cucina. Le case editrici sono qualche volta felici di trovare del materiale nuovo (anche se molto spesso non lo capiranno). Lavorate per la maggiore diversità di media possibile e non desistete.

Siate pronti a viaggiare e a vivere il più parsimoniosamente possibile: nei primi quattro anni di libera professione (se così si può chiamare) sono sopravvissuto con 9 mila euro all'anno. Adesso vivo con 5 mila euro all’anno. Questo é un grande esercizio formativo per un libero professionista, indipendentemente dal successo cha ha. Se riuscite a vivere con cinquemila euro all'anno avete sei volte la sicurezza di chi ne ha bisogno di trentamila per tirare avanti.

Lavorate sodo, ma non abbiate fretta. Costruite la vostra reputazione lentamente e con costanza. E tenete in mente che la specializzazione, se usata intelligentemente e a dispetto di tutto ciò che vi dicono nelle scuole di giornalismo, non é una trappola ma é casomai uno strumento per sfuggire alla trappola. Potrete diventare la persona a cui tutti gli editori pensano quando hanno bisogno di trattare un evento da una prospettiva particolare (cioé la vostra). In questo caso sono loro che devono adeguarsi alla vostra visione del mondo, invece dell'opposto. É sorprendente quanto in fretta si possa diventare degli "esperti" in un settore particolare: semplicemente perché pochissimi altri ne sanno qualcosa. Troverete delle opportunità e le opportunità troveranno voi.

La seconda strada é la seguente: nel caso in cui il mercato per il tipo di lavoro che volete produrre vi sembra, di primo acchito, inaccessibile, cercate di arrivarci con altri mezzi. Se volete ad esempio scrivere sul problema dei senza-casa (che é uno dei grandi problemi negletti delle società sviluppate) può essere più facile trovare lavoro con uno dei gruppi che cercano di assistere i senza-casa. Imparate il mestiere studiando i problemi, e gradualmente cominciate ad occuparvi di giornalismo. Anche se questo approccio vi allontana di un passo o due dal vostro obiettivo, almeno lavorerete con gente che ha esperienza diretta dei problemi che vi interessano, piuttosto che con gli alienati negli uffici stampa delle grandi aziende, che hanno dimenticato i loro sogni e che non conoscono del mondo più di coloro che li hanno consigliati e aiutati ad ottenere quei lavori.

La terza strada é più dura, ma altrettanto valida. Viene perseguita da chi ha capito le limitazioni portate da qualsiasi coinvolgimento con i datori di lavoro tradizionali e da chi si é creato un proprio sbocco commerciale per il proprio lavoro. Molti paesi del mondo hanno un certo numero di giornali e stazioni radio e TV alternative, condotti da volontari che sbarcano il lunario con altri mezzi: lavori part-time, pensioni o sussidi governativi. Queste sono in genere persone che hanno coraggio e determinazione formidabili, che hanno posto i loro ideali fermamente al di sopra dei loro agi. Lavorare con costoro può essere un gran privilegio e fonte di grande ispirazione per la semplicissima ragione che loro (e quindi voi) sono liberi mentre gli altri non lo sono. Tutto il denaro e tutto il prestigio del mondo non potranno compensarvi per la perdita della libertà.

Ed ecco il mio consiglio finale: se dovete scegliere tra l'occuparvi della realtà o occuparvi di ciò che Erich Fromm chiama il mondo "necrofilo" del potere e del denaro, scegliete la vita, qualunque sia il costo apparente di questa scelta. I vostri amici all'inizio vi guarderanno dall'alto in basso: povera Nina, ha ventisei anni e non é ancora riuscita a comperarsi una macchina. Ma coloro che hanno messo denaro e potere al di sopra della vita vivono nel mondo dei morti, in cui i viventi appendono al muro le loro lapidi - i diplomi incorniciati che simbolizzano l'accettazione di quel mondo -. Ricordate che perfino il direttore del Times, con tutto il suo prestigio e i suoi guadagni, non é nient'altro che un funzionario, che prende ordini dal suo capo. Ha meno libertà di noi, ed essere il direttore del Times non é poi questo granché.

Avete una vita sola e lo sapete. É una cosa preziosa, straordinaria e non ripetibile: il prodotto di miliardi di anni di caso ed evoluzione. Perché dovete sprecarla consegnandola ai morti viventi?

2 commenti:

Ilario82 ha detto...

L'ho letto tutto. Mi ha ridato la carica.

Ocean's Twelve ha detto...

Molto bene.